Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/240

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226 della geografia di strabone

clinassero molto verso settentrione, fino a congiungersi col parallelo delle Colonne d’Ercole.

E non è ben detto nemmanco che la mentovata perpendicolare vada a finire vicino all’isola di Sardegna: mentre essa trovasi invece molto più all’occidente che la Sardegna, e lascia fra sè e l’isola, oltre al mare che da lei si denomina, quasi tutto anche il Ligustico.

Anche la lunghezza delle coste fu da Polibio esagerata, comunque non di tanto a dir vero.

Dopo di ciò egli si accinge a rettificare le cose dette da Eratostene; e rispetto ad alcune lo corregge; rispetto ad altre va errato egli stesso peggio di lui. Perocchè quando Eratostene dice che da Itaca a Corcira v’ha trecento stadii, e Polibio invece afferma che ve n’ha più di novecento; o quando da Epidamno a Tessalonica Eratostene conta novecento stadii, e Polibio invece due mila; le sue correzioni in questi casi sono giuste. Ma quando poi Eratostene conta da Marsiglia alle Colonne sette mila stadii, e da’ Pirenei a quel medesimo punto sei mila; e Polibio vuole invece contarne da Marsiglia più che nove mila, e da’ Pirenei non meno di otto mila; in questo caso egli s’inganna più che Eratostene, la cui opinione è più della sua vicina al vero. Perocchè tutti i moderni affermano concordemente, che detraendo le tortuosità delle strade, la lunghezza di tutta quanta l’Iberia, cominciandosi da’ Pirenei sin al lato occidentale, non è maggiore di sei mila stadii. E nondimeno Polibio fa essere il Tago di otto mila stadii nella sua lunghezza dalla sorgente alla foce, non già secondando in questa misura le sinuosità della corrente