Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/254

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240 della geografia di strabone

quarte parti predette immaginiamo uno spazio quadrilatero, in cui il lato settentrionale sia la metà del cerchio parallelo all’equatore e vicino al polo; ed il meridionale la metà dell’equatore: e gli altri due fianchi siano segmenti del cerchio che passa pei poli, opposti fra loro e di uguale grandezza: e nell’una o nell’altra di quelle due quarte parti (nè punto v’ha differenza qualunque delle due si pigli) diciamo essere posta la nostra terra abitata, cinta all’intorno dal mare e somigliante ad un’isola; ciò che già si è detto essere dimostrato dal senso del pari che dalla ragione. Se poi qualcuno a questo non crede è cosa indifferente alla geografia o che si faccia della terra un’isola come l’esperienza c’insegna, o che si conceda invece ch’essa può navigarsi tutto all’intorno partendosi da levante o da occidente, tranne soltanto alcuni piccoli luoghi nel mezzo. I quali si possono indifferentemente supporre occupati o dal mare o da terra non abitata; perocchè il geografo curasi di descrivere le parti conosciute della terra abitata, e passa sotto silenzio quelle che sono tuttora ignote non altrimenti che quelle situate fuori di essa. E però a compiere tutta la figura dell’isola che abbiamo già detta basterà congiungere con una linea retta i punti estremi della navigazione dall’una e dall’altra parte.

Si ponga pertanto quest’isola nel quadrilatero che abbiamo detto: poi se ne pigli la grandezza apparente1,

  1. Strabone non pretese di determinare i limiti meridionali e settentrionali della Terra abitata se non per approssimazione, e