Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/257

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libro secondo 243

tadue mila stadii, la quarta parte di esso sarà di sessantatrè mila. Questa sarà dunque la distanza dall’equatore al polo, la quale comprenderà cinque di quelle sessanta parti in cui si divide l’intiero cerchio dell’equatore1. Quattro di queste cinque sessantesime parti sono comprese fra l’equatore ed il tropico d’estate, cioè fra l’equatore ed il parallelo di Siene2. Perocchè le distanze dei luoghi argomentansi da quelle dei corpi celesti; e il tropico d’estate dee senza dubbio passare per Siene, giacchè quivi nel solstizio estivo il gnomone di mezzo giorno è senz’ombra. Il meridiano poi di Siene descrivesi principalmente secondo il corso del Nilo, cominciando da Meroe fino ad Alessandria, per uno spazio di circa dieci mila stadii, nel mezzo del quale è fabbricata Siene, sicchè da questa città a Meroe v’ha cinque mila stadii. Chi va poi da Meroe verso il mezzogiorno uno spazio di circa tre mila stadii, incontra regioni che non sono più abitabili per eccessivo calore: e però si vuol porre come limite e principio della nostra Terra abitata dalla parte di mezzogiorno il parallelo che passa per questi luoghi, ed è lo stesso con quello del Cinnamomoforo. Poichè dunque da Siene a Meroe sono cinquemila stadii, se a questi ne aggiungiamo tremila, ne avremo in tutto ottomila per giungere sino all’estremità meridionale della Terra abitata.

  1. I Greci dividevano come noi questo cerchio in 360 gradi; ma lo dividevano poi anche in sole sessanta parti, ciascuna delle quali abbracciava sei gradi o quattro mila e ducento stadii. Quindici parti comprendevano novanta gradi. (G.)
  2. Assoan nell’alto Egitto.