Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/276

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262 della geografia di strabone

presentano in maggior numero fatti, istituzioni, arti, e quant’altro contribuisce a perfezionare la mente; e l’utile ci guida a que’ siti dove si possono stabilire commerci o società; quali sono tutti i luoghi popolati, e quelli soprattutto dove i popoli vivono con buone leggi. Ora in tutti questi rispetti il nostro mare supera di gran lunga le altre regioni; e perciò noi di quivi cominceremo la nostra descrizione del globo.

Abbiamo già detto che il principio di questo golfo è lo stretto delle Colonne d’Ercole, il quale dov’è più angusto si tiene che sia di settanta stadii. Chi esce poi di quella stretta imboccatura che si estende per lo spazio di cento venti stadii, vede le spiagge pigliare maggiore larghezza; principalmente quella a sinistra1. Quindi ecco la vista di un gran pelago2 limitato nel fianco destro dalla spiaggia libica fino a Cartagine, e nel sinistro dall’Iberia celtica fino a Narbona e a Marsiglia, poscia dalla ligustica3 e all’ultimo dall’italica fino allo stretto della Sicilia. Il fianco orientale di questo pelago il fanno la Sicilia e i due stretti che stanno dall’una e dall’altra parte di quella, larghi sette stadii quello verso l’Italia, e mille cinquecento quello verso Cartagine. La linea che si conduce dalle Colonne all’Eptastadio (Dardanelli) è una parte di quella che va a Rodi ed al Tauro, e taglia in certo modo pel mezzo il pelago già detto, allungandosi, come si crede, per

  1. Cioè, dalla parte della Spagna.
  2. È questa la prima delle tre parti nelle quali Strabone divideva il Mediterraneo.
  3. Di Genova.