Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/275

Da Wikisource.

libro secondo 261

Nostro, il quale piglia il suo principio da settentrione dov’è lo stretto delle Colonne d’Ercole, e si allarga verso la parte d’oriente con disuguale ampiezza, poi si divide e finisce in due golfi, l’uno dei quali volge a sinistra denominato Ponto Eussino, e l’altro si compone del mare Egizio, Panfilio ed Issico.

Tutti questi golfi formati dal mare esteriore hanno l’imboccatura angusta: più quello d’Arabia e quello delle Colonne; meno gli altri. La terra poi che d’intorno li cinge è divisa in tre parti, come s’è detto. L’Europa è configurata più irregolarmente di tutte; la Libia per lo contrario è la più regolare; l’Asia tiene per così dire il di mezzo tra queste due: e in tutte la cagione dell’essere irregolari o no procede dalla loro spiaggia interna1: quella al di fuori è uniforme e somigliante a una clamide. S’intende che sono in ciò da passare in silenzio le irregolarità di poco momento; perocchè dove trattasi di oggetti grandi il piccolo è nulla.

Siccome poi nella geografia non cerchiamo soltanto la figura e la grandezza dei luoghi, ma sì anche le relazioni che hanno fra loro, secondochè abbiamo già detto, così noi diremo che la costa interiore presenta più irregolarità che quella al di fuori. Oltre di ciò sulla costa interiore sono più luoghi conosciuti2 e posti sotto un clima temperato, e v’abbondano più che sull’altra, città e nazioni incivilite. Noi poi desideriamo di conoscere principalmente que’ luoghi nei quali ci si ap-

  1. Cioè dalle coste che hanno sul Mediterraneo.
  2. Il Coray legge: καὶ τὸ γνώριμον καὶ τὸ εὔκρατον κ. τ. λ.