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libro primo | 41 |
nel più degli uomini fatti, ed uniti in società1: perocchè e’ sono mossi a virtù dalle favole dilettevoli, quando sentono i poeti raccontare favoleggiando virtuose geste (come a dire le fatiche di Ercole o di Teseo) e le ricompense a quelle dagli Dei concedute; o quando veggono pitture, statue, o plastiche, le quali rappresentano qualcuno di questi mitologici avvenimenti. E sono invece ritratti dal vizio quando o per racconti o per immagini non mai vedute conoscono o si persuadono che gli Dei puniscono, spaventano e minacciano. Perocchè la turba delle femmine e del basso popolo non può essere da filosofico ragionamento guidata, nè eccitata alla pietà, alla religione, alla fede; ma è d’uopo impiegare a tal fine anche la superstizione, la quale non è mai senza favole e senza portenti. Quindi sono favole il fulmine, l’egida, il tridente, le fiaccole, i draghi, i tirsi, armi degli Dei, e tutta insomma l’antica teologia; e queste favole vennero accolte da coloro che fondarono Stati, come tanti mormolici o spauracchi per gli uomini d’ingegno debole e fanciullesco. Poichè dunque la mitologia è siffatta che riesce profittevole alla so-
- ↑ Mi è paruto di dover adottare la congettura espressa in una nota dagli editori francesi intorno al significato della frase usata qui da Strabone οἵ πολλοὶ τῶν τὰς πόλεις οἰκούντων.
anguicrinita, che uccideva col solo aspetto convertendo in pietra chiunque la riguardava. – Efialte è il nome di uno di que’ giganti, i quali tentarono di cacciar Giove dal trono: e questo nome vale quanto l’Incubo dei Latini. – I Mormolici finalmente erano i mani, le larve, gli spettri con cui si spaventavano i fanciulli.