Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/57

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libro primo 45

gli erranti, al pericolo che Giasone vi corse, al passaggio di Ulisse fra Scilla e Cariddi. In generale gli uomini di quella età credevano che il Ponto fosse un altro oceano, e che coloro i quali vi navigavano si allontanassero al pari di quelli che uscivano di gran tratto dalle Colonne. Perocchè era tenuto il massimo dei nostri mari, d’onde per eccellenza lo nominavano il Ponto1; come dicevano il poeta a significare Omero. E forse egli per questa cagione trasportò le cose del Ponto all’Oceano, sapendo che ciò sarebbe facilmente approvato per la opinione ricevuta a’ suoi tempi. Per un somigliante motivo mi penso che abitando i Solimi le sommità più eccelse del Tauro dalla Licia fino alla Pisidia2, ed essendo il loro paese il luogo più alto che si presenti verso il mezzogiorno a chi abita al di qua da quel monte (principalmente a coloro che stanno lungo la costa del mar Eussino), perciò egli seguendo una certa somiglianza abbia collocato un popolo di ugual nome anche presso all’oceano: e però così disse di Ulisse che navigava sopra una zattera:

                             Sin dai monti di Solima lo scorse
                             Veleggiar per le salse onde tranquille
                             Il possente Nettun3.

E fors’anco que’ Ciclopi da un occhio solo li trasportò

  1. Cioè: il mare; chè tanto suona il greco vocabolo Πόντος.
  2. La Licia e la Pisidia erano due province dell’Asia minore circondate al mezzogiorno dal Mediterraneo ed al nord dalla catena del Tauro. (G.)
  3. Odiss., lib. v, 282.