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libro primo | 73 |
sta opinione, e lo fa manifesto anche nel collocare Itaca verso le tenebre, cioè verso il settentrione, dicendo poi che le altre stanno più alto, verso l’aurora e il sole; sotto le quali parole intende tutto il fianco meridionale. E lo manifesta anche quando dice:
. . . Non curo degli augelli,
Se volino alla dritta ove il sol nasce
O alla sinstra, dove muor1 . . . .
ed altrove:
Qui, d’onde l’Austro spira o l’Aquilone,
E in qual parte il sol alza e in qual declina
Noto non è.
Delle quali cose poi si parla più chiaramente dove trattasi d’Itaca2. Allorchè dunque dice:
Perocchè jeri in grembo all’Oceano
Fra gl’innocenti Etïopi discese
Giove a convito . . . . . . . .
queste parole si vogliono interpretare in generale, cioè dell’Oceano che bagna tutta la spiaggia meridionale e gli Etiopi; perocchè in qualunque punto di quella spiaggia tu volga la mente, ti troverai dinanzi e l’Oceano e l’Etiopia. Quindi Omero dice anche:
Sin dai monti di Solima lo scôrse
- ↑ Il., lib. xii, 239.
- ↑ Cioè nel lib. x.
Omero cinque secoli e mezzo. È quindi ben naturale che avesse intorno ai popoli abitanti al di là dell’Egitto e lungo le coste orientali ed occidentali dell’Africa alcune cognizioni che quel poeta non ebbe. Ma questo passo di Eforo non giustifica punto l’opinione del nostro Autore.