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terra, furono denominati anche Tomuri dal monle predetto. Infatti in quel passo dell’Odissea dove Anfinomo cousiglia ai proci di non assalire Telemaco prima di avere consultato Giove, alcuni scrivono: Se questo approveranno i Tomuri del gran Giove, io pure concorrerò incoraggiando anzi tutti gli altri; ma se il Dio va lo vieta, io vi consiglio di soprassedere. E dicono doversi leggere Tomuri piuttostochè Temisti; giacchè questa voce Temisti non trovasi mai presso Omero dov'egli parla di oracoli, ma l’applica sempre ai decreti, alle leggi, ed alle politiche istituzioni. E soggiungono che i Tomuri si dissero per sincope invece di Tomaruri, cioè custodi del Tomaro1. Ma è più semplice a credere che Omero adoperasse quì per traslato la voce Temisti, sebbene propriamente significhi i decreti o le leggi degli uomini; in quella guisa che adoperò la voce consigli2 per significare le volontà degli Dei manifestate dagli oracoli, come in quel verso: per udire il consiglio (Βουλὴν) di Giove dalla quercia altofronzuta.

Da principio pertanto furono uomini quelli che profetavano; come par che significhi Omero stesso, il quale chiamandoli interpreti (ipofeti) comprende sotto queslo nome anche i profeti: ma poi, essendosi consociata in quel medesimo tempio Diona a Giove, cominciaronsi invece ad eleggere tre vecchie. E Suida per

  1. Τομούρους δ´εἰρῆσθαι ἐπιτετμημένους τομαρούρους, οἷον κ.τ.λ. Così, dopo il Casaubono, legge il Coray.
  2. βουλὰς.