Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/26

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18 della geografia di strabone

solito favoleggiando, che dentro que’ boschi le fiere sono mansuete ed i cervi s’aggreggian coi lupi, e si lasciano accostare e toccare dagli uomini; e che gli animali cacciati dai cani, qualora giungano a gittarsi là dentro, non ne sono più inseguiti. E narrasi che un tale, conosciutissimo ed anche beffato in que’ luoghi perchè soleva entrare spesse volte mallevadore per gli altri, s’abbattè un giorno in alcuni cacciatori i quali ne menavano avviluppato nelle reti un lupo. E dicendogli costoro che s’egli volesse fare malleveria pei danni del lupo essi lo scioglierebbero dalle reti, egli acconsentì alla proposta: e il lupo così liberato cacciò alla stalla del suo mallevadore un buon armento di cavalle sulle quali non appariva alcun marchio impresso col fuoco1. D’onde poi quel tale, così rimeritato, stampò sulle cavalle l’immagine di un lupo e le denominò lupifere; ed erano di celerità e bellezza singolare. E i suoi discendenti conservarono sempre quel marchio e quel nome; nè mai vollero vendere alcuna delle loro cavalle, acciocchè ad essi soli appartenesse quella razza genuina, la quale divenne illustre in que’ luoghi. Ma oggidì, come abbiamo già detto, quelle genti abbandonarono affatto l’amore e la cura dei cavalli.

Al di là del Timavo è una spiaggia marittima che si stende fra gl’Istrii infino a Pola, èd è congiunta al-

  1. Ἵππων ἀκαυτηριάστων. Secondo l’usanza praticata spesso anche oggidì, di stampare sulla coscia dei cavalli un qualche segno che ne dinoti il padrone.