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Pagina:Delle Donne - Burocrazia e fisco a Napoli, 2012.djvu/53

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Introduzione

Con Federico II in Sicilia e in Calabria restò operante la Dohana de Secretìs, mentre in Apulia e in Terra di Lavoro la struttura amministrativa continuò a essere basata sul sistema camerariale 821 1 rendiconti dei funzionari, che esercitavano mansioni amministrative nelle varie provincie del regno, erano riveduti, a corte, direttamente dal re e dai suoi ministri. Quando, nell’aprile del 1235, Federico dovette recarsi in Germania per opporsi alla ribellione del figlio Enrico, lasciò arbitri del Regno ifamiliares Enrico di Morra, Tommaso d’Aquino, l’arcivescovo di Palermo, e il vescovo di Capua, ai quali in seguito si aggiunse il vescovo di Ravello. Ma costoro, probabilmente perché impegnati in molte altre incombenze, non poterono dedicarsi come avrebbero dovuto, e come l’imperatore avrebbe voluto, alla revisione dei rendiconti dei Camerari. Dapprima furono istituiti i collectores pecuniae 832. Ma il loro compito risultò particolarmente complesso e macchinoso. Fu quindi necessario ricorrere alla nomina di tre revisori dei conti, presso cui dovevano comparire, dietro loro richiesta o convocazione, tutti i funzionari del regno. Tali revisori furono Tommaso da Brindisi, Angelo de Marra e Procopio da Matera. Non si trattava di personaggi di alto lignaggio, ma di esperti funzionari che avevano dato prova di competenza, ricoprendo rispettivamente i ruoli di magister camerarius, di custode del tesoro regio, di notaio di Corte 843. «Il compito di ricevere e giudicare i rendiconti, da allora, non fu più considerato accessorio e conciliabile con altri, ma particolarmente importante» 854, tale da richiedere funzionari estremamente competenti e destinati esclusivamente ad esso. I posteri, come riferisce il Toppi 865, vollero vedere nell’istituzione di tali revisori l’inizio della Camera della Sommaria, evidentemente per l’analogia dei compiti e dei poteri. Effettivamente, l’innovazione di Federico II, pur se legata a motivazioni contingenti, segnava i prodromi della creazione del successivo collegio dei Magistri Rationales. Il collegio dei revisori fu istituito il 3 maggio 1240 876. Ma già qualche anno dopo,

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  1. Kamp, Vom Kàmmerer, in particolare pp. 54 sgg. L’organizzazione finanziaria ereditata da Federico doveva molto all’opera dell’ammiraglio Eugenio: su di lui cfr. Jamison, Admiral Eugenius. Sull’articolazione della Dohana siciliana, sui funzionari ad essa preposti e sulla sua evoluzione dal 1240 cfr. anche Mazzarese Fardella, Aspetti, passim; idem, Federico II; Heupel, Von der staufischen; Colliva, Ricerche, pp. 211 sgg.
  2. Huillard-Bréholles, Historia, V/I, pp. 414-18: «[...] Cum velimus ut in qualibet consignanda pecunia que tam ex collectis et collectarum residuo aut prò alicuius pena criminis vel delieti sive de promissionibus factis vel faciendis quibuslibet vestrum vice nostra, prò diffìnitione causarum quam ex quibuslibet officiorum nostrorum proventibus aut ex quacunque causa curie nostre debetur ad presens vel debebitur in futurum continuum studium et studiosa sollicitudo debeat continuo sicut expedit adhiberi, providimus aliquos de nostris fidelibus per universas regni nostri partes statuere viros sollicitos et fideles, qui specialiter eidem servitio dediti et ipsi jugiter vacaturi recolligant instanter debita supradicta per eosdem et postmodum nostris erariis assignanda».
  3. Huillard-Bréholles, Historia, V/II,, ad nom e in Winkelmann, Zur Gescichte
  4. Caruso, Il controllo dei conti, p. 205.
  5. Toppi, De origine, TV, p. 143.
  6. Huillard-Bréholles, Historia, V/II, p. 967-969, e precisamente a p. 968: «Fridericus, età, ammirato, capitaneis et magistris justitiariis, justitiariis, secreto, camerariis, bajulis, officialibus et universis per regnum Siciliae constitutis tam presentibus quam futuris, quibus presentes lictere ostense fuerint, fidelibus suis, etc. Notum facimus fidelitati vestre quod nos confidentes de prudentia et fidelitate Thomasii de Brundusio, Angeli de Marra et magistri Procopii de Matera notarli nostri, fidelium nostrorum, commisimus eis ut ab universis et singulis qui a tempore coronationis nostre de officio quod exercuerunt tenentur curie nostre, rationem recipiant, et quoscumque curie nostre debitores invenerint, ad solutionem residui studeant cohercere. Quare fidelitati vestre precipiendo mandamus quatenus ad requisitionem ipsorum prò ratione ponenda eis et complenda, de cetero respondere et intendere debeatis. Datum Orte, III madii, XIII indictionis (1240)». Sulle funzioni di controllo esercitate dai Maestri Razionali sull’esercizio di Camerariato (Camerari di provincia), cfr. Colliva, "Magistri Camerarii", p. 46 sg.