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Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/14

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za per la grazia che in quel sacro rito viene ministrata. Ma le guerre e i rimescolamenti de’ popoli mutarono le favelle. La lingua della Chiesa cessò in tal modo, è già gran tempo, dall’essere la lingua de’ popoli, e il popolo si trovò per una sì grande mutazione nella oscurità, diviso per intelligenza da quella Chiesa che seguitò a parlare a lui, e di lui, e con lui; a cui egli non può risponder meglio che possa un peregrino esule in terra straniera, ove non ode che de’ suoni per lui disusati e privi al tutto di significazione.

19. Queste due calamità, l’istruzione vitale diminuita, e la lingua latina cessata piombarono sul popolo cristiano contemporaneamente, e per la stessa cagione cioè per l’invasione che i barbari del settentrione fecero in tutte le contrade del mezzogiorno. Il paganesimo ed il suo spirito era inviscerato nella società; la cristiana dottrina non avea dominato fino a quel tempo che gl’individui. La conversione stessa de’ Casari non era che un acquisto d’individui; possenti sì, ma individui; e ne’ destini del Cristianesimo, a’ quali tutto ubbidisce, era scritto, che la parola del Cristo penetrasse nella società, ch’ella giudicasse le scienze e le arti dopo aver giudicati gli uomini, e che ogni coltura ogni fiore d’umanità, ogni vincolo sociale sbucciasse di nuovo da lei sola. La Providenza condannò dunque alla distruzione la società antica, e la schiantò fino dalle sue fondamenta. A condurre ad effetto tanto anatema, le orde de’ barbari, guidate dagli Angeli del Signore, succedendosi e raddossandosi le une sopra le altre, non solo rovinarono l’impero romano, ma ne spazzarono fino anco le rovine; e così fu preparato il suolo ignudo al grande edifizio della società novella de’ credenti. Di vero, nel corso dell’umanità, l’età dimezzo è un abisso che separa il mondo antico dal nuovo, i quali non hanno fra di sè comunione più che duo continenti divisi da un oceano interminabile. Nelle bilance della divina sapienza, le due calamità, dell’ignoranza e della perdita della lingua della Chiesa, che si rovesciarono in quelle circostanze addosso ai fedeli si trovarono pesar meno che non sia il bene inteso da lei nella distruzione radicale delle sociali istituzioni e consuetudini della idolatria: e per un giudizio così terribile, l’Eterno affrettò l’avvenimento in sulla terra di una società battezzata anch’essa di sangue, per così dire, e nella parola del Dio vivo rigenerata.

20. Ma se per queste due calamità Iddio permise che la Chiesa sua fosse vulnerata di sì larga piaga, quale è la divisione nelle funzioni del Culto della plebe cristiana dal sacerdozio, sarà ella insanabile una tal piaga? Sarà vero che quella plebe, che nel tempio del Signore per la primitiva istituzione non è solo spettatrice ma attrice in gran parte, non debba conservare appena se non una presenza materiale? Dico appena; imperocchè si fa troppo duro a un popolo d’intelligenza già dirozzata, intervenire stupidamente a dei riti a’ quali egli più non appartiene, e che nè pure egli intende1; e questa sua ripugnanza a frequentare le Chiese cristiane, diventa poi un’ingiusta cagione, per la quale l’indiscretezza umana si fa a tirare sovente ad un senso così strano, e così lontano dal vero, quel compelle intrare del Redentore.

  1. L’istruzione degli Oratorii e delle Congregazioni Mariane fu l’opera di alcuni santi, quali ben videro che la pietà del popolo cristiano avea bisogno di qualche altro nutrimento particolare, non bastando più le pubbliche funzioni della Chiesa. Degli uomini severi, i quali si attengono alla teoria, e poco badano alle nuove circostanze, gridarono fortemente contro tali istituzioni, come quelle che, secondo il loro vedere, sono nuove nella Chiesa, e non conosciute dalla venerabile antichità, e riescono quasi un disdoro alle comuni funzioni della Chiesa, come se queste non bastassero, che pur erano bastate sempre ne’ primi secoli. Ma censori sì severi e sì arditi non pongono mente all’essere le funzioni sacre divenute inaccessibili al popolo; e per l’opposto, S. Filippo Neri, S. Ignazio ed altri tali, a cui stava solo a petto il bene dell’anime diventano testimonii gravissimi della verità delle nostre parole.