Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/40

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dele. Ma prima mi sia permesso di fare una osservazione sulle leggi, secondo le quali vengono da Dio attemperate le vicende della santa Chiesa.

La Chiesa ha in sè del divino e dell’umano. Divino è il suo eterno disegno; divino il principal mezzo onde quel disegno viene eseguito, cioè l’assistenza del Redentore; divina finalmente la promessa che quel mezzo non mancherà mai, che non mancherà mai alla santa Chiesa e lume a conoscere la verità della fede, e grazia a praticarne la santità, e una suprema Providenza che tutto dispone in sulla terra in ordine di lei. Ma dopo ciò, oltre a quel mezzo principale; umani sono altri mezzi che entrano a eseguire il disegno dell’Eterno: perciocchè la Chiesa è una società composta di uomini, e, fino che sono in via, di uomini soggetti alle imperfezioni e miserie della umanità. Indi è che questa società, nella parte in cui ella è umana, ubbidisce nel suo sviluppamento e nei suoi progressi a quelle leggi comuni che presiedono all’andamento di tutte le altre umane società. E tuttavia queste leggi, a cui le umane società sono sommesse nel loro svolgersi, non si possono applicare intieramente alla Chiesa, appunto perchè questa non è una società al tutto umana, ma in parte divina. Quindi, a ragione d’esempio, la legge che «ogni società comincia, progredisce fino a sua perfezione, poscia decade e perisce,» non è intieramente applicabile alla Chiesa, a cui assiste una forza che sta fuori della sfera delle umane vicende, una forza infinita, che ripara le sue perdite, che le rifonde la vita quando questa le vien meno; sicchè questa società singolare ed unica disorbita dalla via comune delle altre società, appunto perchè ha qualche cosa in sè di estraneo e di superiore alle pure società umane. La Chiesa in somma è altrettanto ferma quanto la società umana presa in generale, la quale, costituita insieme coll’uomo, non perisce se non coll’ultimo individuo della specie.

Or perciocchè le altre società particolari si formano, si distruggono e si riformano di nuovo; v’ha per esse un periodo di distruzione che succede a un periodo di formazione, e che è susseguito da un altro periodo di formazione novella. Ma questi periodi organizzatori, e questi periodi critici non si possono applicare alla società umana in generale, nè medesimamente alla Chiesa di Gesù Cristo, le quali sempre sussistono, ma bensì solo al modo accidentale dell’una e dell’altra: questo solo si organizza, si distrugge, e si riorganizza. Il momento, in cui comincia ad operare la forza che presiede all’organizzazione, si può chiamare l’epoca di marcia; il momento in cui l’organizzazione è finita si può chiamare l’epoca di stazione. La Chiesa si trova successivamente in queste due epoche; ora vedesi in movimento verso qualche suo nuovo e grande sviluppo, ora vedesi in riposo come quella che è pervenuta al fine del suo viaggio1.

57. Un’altra osservazione si dee fare relativamente alla legge che presiede all’andamento della società, ove applicar si voglia alla Chiesa; ed è che nelle altre società la ricomposizione succede alla distruzione, imperocchè quella tende a rifabbricare in un modo migliore ciò che prima era stato distrutto. Ma nella Chiesa la distruzione e la composizione sono contemporanee, non

  1. Distinguiamo adunque due epoche e due periodi. Il punto in cui comincia un ordine nuovo di cose, forma l’epoca di marcia; il punto in cui quest’ordine di cose è già formato e assestato compiutamente, forma l’epoca di stazione. Fra l’epoca di marcia e l’epoca di stazione v’ha un periodo nel quale la società lavora per organizzarsi, cioè per condurre alla perfezione quell’ordine di cose al quale si è volta, ed è questo che chiamiamo un periodo organizzatore. Organizzato perfettamente quel modo di essere della Chiesa, e così venuta l’epoca di stazione, non potendo le cose umane cessare dal loro movimento, succede ben presto un altro movimento in senso contrario, un movimento cioè di distruzione, e questo è quello che noi chiamiamo periodo critico.