Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/118

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6 capitato essendo in Sicilia nel modo surriferito, venne poi da Gelone mandato a Delfo, per la grande opinione da sé concetta della bontà e dirittura dell’uomo. Il quale, oltre a molti altri, lasciò anche questo non piccolo esempio di sua giustizia: che essendo in possesso della grossa pecunia affidatagli da Gelone, avrebbe potuto abusarne a proprio vantaggio, e non volle. Ma quando vide che la vittoria nella battaglia navale di Sulamina restava ai Greci, e che Serse col suo esercito mettevansi in ritirata, anch’esso tornò in Sicilia e restituì puntualmente a Gelone ogni cosa.

165. Ma ottiene fede anche quest’altra opinione fra’ Siculi: che Gelone si sarebbe poi indotto a correre in aiuto dei Greci, a patto eziandio di dover obbedire ai Lacedemoni, se Terillo tìglio di Crioippo, tiranno d’Imera, essendo stato cacciato da Imera per opera di Terone tìglio di Enesidemo, aionarca di Agrigento, non avesse chiamato in Sicilia un esercito di trecento mila uomini composto di Punici di Libi, di Iberi e di Liguri, di Elisicori, di Sardi, di Corsi, sotto il supremo comando di Amilcare figlio di Annone, re dei Cartaginesi (35). E Amilcare era stato indotto ad assumere questa impresa dalie ragioni di ospizio invocate da Terillo: ma principalmente poi dalle sollecitazioni venutegli da Anaxilao, figlio di Cretina, tiranno di Regio, il quale mandò i propri figli in ostaggio ad Amilcare, e usò tutti i mezzi possibili per determinarlo a passare in Sicilia, e a vendicare suo socero. Dappoiché Anaxilao aveva appunto per moglie una fighola di Terillo, chiamata Cidippe E così, dunque, si vuole che Gelone, impedito di recar soccorso agli Klleni, si decidesse per inviare quel suo messo e quei suoi doni a Delfo.