Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/249

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

- 23

7 E i ietietneriii del re, in lingua persiana, erano chiamati orosangi. Tale fu dunque la ventura che toccò ai wpradetti.

86. Nel rimanente, la maggior parte delle navi nemiche capitò male nella battaglia di Salamina, essendo state guaste o distrutte per fatto degli Ateniesi e degli Egineti. Perchè gli Klleni combattendo in buona ordinanza, e i Barbari all’incontro procedendo senza nessuna antiveggenza e senza regola, e come a caso; segui poi ciò che doveva necessariamente seguire. Quantunque, in quella giornata di Salamina, superando quasi se stessi, 8i mostrassero i Persiani molto migliori che non si erano mostrati in faccia all’Eubea. Imperocché li infervorava straordinariamente il timore di Serse, credendo ognuno ili avere gii occhi di Serse rivolti verso di sé.

87. Il raccontare specificatamente le singole azioni dei Greci e dei Barbari, nella giornata di Salamina, mi sarebbe impossibile. Ma descriverò almeno quelle prodezze di Artemisia, ond’ella divenne ancora piìi grande di quel che era nell’estimazione di Serse. In quei mentre, duni)ue, che la confusione e ii tumulto imperversavano nel Campo regio, la nave di Artemisia era inseguita da una nave attica. Né potendo la regina liberarsi da quell’ angnstia, perchè, se aveva altre navi amiche dinanzi a sé, la sua era però stretta dappresso dagli avversari; ella ricorse a un trovato di felicissima e ben riuscita invenzione. Frattanto, cioè, che la nave attica insisteva a perseguitarla, essa si slanciò impetuosamente contro ad una nave amica, montata da uomini di nazione Calindì. e dallo stesso re dei Calindì Damasitimo. Col quale, non