Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/260

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

- 24

8 non so se saprò uscirne così beoe come vorrei. Contuttociò, per dirti quel che -mi sembra, io credo che, nella presente condizione delle cose, il migliore di tutti ì partiti sia che tu ritorni al tuo paese; e che Mardonio, conforme al suo desiderio e alle sue promesse, qui resti con quel numero d’uomini che domanda. Imperocché, se egli manterrà effettivamente quel che promette, e se le cose gli succederanno prosperamente, apparirà tutta tua la lode ed il vantagg-io dell’esito, essendo tuoi servi gli operatori. Se poi per contrario gli effetti non corrisponderanno all’aspettazione, i! male non sarà grande, inBno a tanto che tu e la tua casa starete in piedi. Perchè, con teda tua casa in piedi, le scorti dei Greci non si manterranno mii ferme. Quando invece una disgrazia toccata a Mardonio signiBcherebbe ben poco, né gli Elleni riporterebbero al certo una gran vittoria disfacendo un tuo servo. Tu poi partirai di qui dopo che espugnasti e incendiasti Atena, che era il fine priacipalissimo della tua impresa.

103. Dei quali consigli di Artemisia il re provò un’ indicibile contentezza, tanto le parole di lei concordavano colla sua mente. Perchè, insomma, io credo; che quand’anche tutti, uomini e donne, si fossero messi intorno a Serse per persuaderlo a restare, egli non sarebbe rimasto, per l’immensa paura che l’occupava. C!olmò, dunque, il re d’infinite lodi Artemisia, e poi la licenziava commettendole di condurre in Efeso i suoi propri figli: che alcuni 6gli spuri l’avevano seguitato.

104. Ai detti figli poi esso dette per custode ErmotimOt nativo di Pedaso, il quale teneva il primo luogo fra gU eunuchi di Serse. Abitano i Pedasi al di sopra di Alica^