Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/264

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che la disfatta navale persuadesse il re di Persia ad abbandonare l’Europa) concludeva, esortando che si lasciasse andare il fuggitivo infine a che, fug-geudo, non fosse rientrato nelle sue terre. Delle quali si sarebbe poi disputato in appresso fra’ Greci e i Medi. E al parere espresso da Eurìbiade si accostarono gli altri duci pelopoonesL

109. Allora fu che Temistocle, vedendo che non gli riesciva di persuadere ai piiì di correre sull’Ellesponto, con improvvisa inutazioo di consiglio si rivolse verso gli Ateniesi; i quali non sapevano acquietarsi alla fug-a dei Barbari, e avrebbero voluto prendere sopra di sé il carico di inseguirli, non ostante l’opposizione di tutti gli altri; pa^ landò ad essi in tal modo: Per quello che ho udito dire e per mia propria esperienza so, che i popoli prostrati e vinti in battaglia hanno sempre cercato di rinfrescare la lotta, affine di riaversi possibilmente delle patite percosse. Ma noi, invece, che siamo riusciti a scacciare tanto nembo di Barbari, e con insperata felicità abbiamo saputo salvare noi stessi e la Grecia; lasciamo pure che i fugativi se ne vadano a loro viaggio e non ci curiamo ’1’ perseguitarli. Quantunque non sia nostro certamente vero merito di questi fatti, ma degli Dei e degli eroi, quali non vollero che un uomo solo signoreggiasse I’Aei^’ e l’Europa; uomo scelleratissimo. Imperocché egli mi^’ in un fascio le cose sacre colle profane; abbattette e i-i cendiò le immagini degli Dei; flagellò perfino il mar’ e parve che volesse legarne i flutti coi ceppi. Ma posi dunque, come diceva, che ora gli affari nostri cammin; bene, non ci moviamo altrimenti, e restringiamoci tu; piuttosto nella cura di noi medesimi e della famiglia. C scunopoi penserà a risarcire le sue case; a riseminare; ■