Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/279

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

— 267 —

Credo però che si trattasse, insomma, di aver lume nella condotta dell’impresa ellenica, e non d’altro.

134. Sappiamo poi che -detto Mus pervenne a Labadea; e che là avendo corrotto un uomo del paese, potette discendere nello speco di Trifonio: o sappiamo pure che egli andò ad Aba dei Focesi. Non appena in seguito ebbe messo il piede in Tebe, non solo consultò subito Apollo Ismenio; dove, come in Olimpia, i responsi si acquistano cogli olocausti; ma comprò con danaro un uomo estraneo alla cittadinanza tebana, e Io fece dormire in sua vece entro al tempio di Anfiarao, per riceverne poi in sogno li vaticini. Né ai Tebani era lecito di consultare quest’oracolo: dappoiché Anfiarao aveva in forma fatidica dato loro ad intendere, che dovevano scegliere una delle due cose: o di averlo come un oracolo, o di averlo come un ausilio in guerra; le due proposte escludendosi fra di loro. E i Tebani allora prescelsero di averlo come ausilio in guerra. Onde seguì, che a nessun Tebano è piìi lecito di addormentarsi nel tempio di Anfiarao per ricevere in sogno i suoi vaticini.

135. Ma i Tebani raccontano anche un’altra cosa, che mi fece grandissima meraviglia ad udirla. Dicono, cioè, che questo Mus Europense, dopo avere finito il giro di tutti gli altri oracoli, capitò finalmente anche al tempio dì Apollo Ptoo. Il qual tempio, appartenente ai Tebani, si addossa alla montagna che s’erge sopra il lago Copaide, ed è situato in vicinanza della città di Acrefia. Dotto Mus, dunque, secondo la tradizione tebana, giunse ad Apollo Ptoo, avendo seco a compagni tre cittadini scelti per pubblico decreto, i quali erano deputati a tra