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continui rinforzi agli Elleni; rinforzi, che era facile di sorprendere al varco.
39. E già erano passati otto giorni dacché i due eserciti nemici si trovavano faccia a faccia, quando colui porse a Mardonio il consiglio che abbiamo detto. E Mardonio avendolo giudicato consiglio buono, mandò di nottetempo i suoi cavalli a guardare i passi del Citerone verso Platea, precisamente nel luogo che i Beoti chiamavano i tre capi, e gli Ateniesi invece, i capi della quercia. Né la spedizione di quei cavalli fii fatta indarno: imperocché essi riuscirono a sorprendere ben cinquecento somieri nell’atto che sbucavano al piano. I quali somieri, scortati da un certo numero di guardiani, erano carichi di vettovaglie che s’inviavano dal Peloponneso all’esercito greco. Dopo aver poi fatta questa cattura, i Persiani si misero a uccidere senza pietà nomini ed animali: e quando furono al fine satolli di tanta strage, portarono la restante preda al campo dì Mardonio.
40. Passarono appresso altri due giorni senza che si facesse alcuna dimostrazione da nessuna delle due parti; e si che i Barbari si avanzavano fino all’estremo limite dell’ Asopo per provocare il nemico. Ma al varco del fiume né gli uni né gli altri si risolvevano. Nel frattanto però la cavalleria di Mardonio incalzava e inquietava continuamente gli Elleni. I Tebani ( caldi sostenitori della causa medica ) ne guidavano con studio e intelligenza le mosse fino allo accendersi della mischia: poi sottentravano nell’azione i Medi e i Persiani, segnalandosi con fatti valorosissimi.
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