Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/364

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naaione ateniese riuscì ad atterrarlo; e per la fatta apertura si riversarono dentro i Greci. I primi poi ad entrare nel campo nemico furono i Teg-eati, i quali sacchefrgiarono la tenda di Mardonio; e oltre a molte altre cose (lortaron via la mangiatoia dei cavalli. che era tutta di bronzo e di magistrale lavoro. La qual mangiatoia dedicarono i Tegeati al tempio di Minerva Alea: il resto della loro preda fu accomunato colla preda fatta dagli altri Elleni. I Barbari poi, crollata giù la cinta del campo. non seppero piìi far testa e dimenticarono ogni valore: ma apparivano invece estremamente tristi e inviliti, vedendosi, in tante miriadi d’uomini, rinserrati dalla paura entro un angusto spazio di terra. Onde gli Elleni ebbero un facile gioco alle mani: di maniera che di trecento miriadi di Barbari {non calcolando le quattro miriadi che erano scampate con Artabazo), nemmanco tremila uomini rimasero vivi. Dei Lacedemoni poi ( e parlo di quelli proprio di Sparta), novantuno ne perirono nelle suddette fazioni; dei Tegeati, sedici; dogli Ateniesi, cinquanta’ due (12).

7L Nell’esercito barbarico, alla battaglia di Platea, à segnalarono massimamente i fanti persiani e i cavalieri Saci; e fra’ singoli combattenti spiccò primissima (dicono) la virtù di Mardonio. Fra i Greci poi, quantunque anche gli Ateniesi e i Tegeati benissimo si comportassero, fa’ rono i Lacedemoni che tennero il primo luogo. Alla quale asserzione peraltro m’induce questo solo argomento: che i Lacedemoni si trovarono sempre in lotta colla parte migliore e più forte degli avversari, e nonostante li vinsero. Quanto poi ai singoli combattenti, fu, a mio giudizio, Aristodemo, senza alcun dubbio e di gran lunga,