Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/84

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

2 IH. I Satri però non caddero mai, che io sappia, in soggezione altrui; e soli fra tutti i Traci si raautennero sempre liberi fino ai di nostri (17). Imperocché essi abitano altissimi monti, tatti coperti di selve e di perpetue nevi; e sono prodissimi in guerra. Gli è poi nel loro dominio che trovasi il famoso oracolo di Bacco, oracolo stabilito sui monti di piii alta vetta; e dove i, cosi detti, Bessì, sacerdoti del tempio, interpretano i responsi. I quali responsi sono dati per bocca di una fatidica, come in Delfo, né certo con maggiore ambiguità di parole.

112. Percorsa poi che ebbe Serse la regione da me finora descritta, passò in seguito accanto ai due fortilizi dei Pieri (18), che si chiamano, uno Fagre e l’altro Pergamo: e messosi per tal via, si lasciava egli a mano destra il monte Pangeo; grande ed altissimo monte, con ricche miniere d’oro e d’argento, che dai Pieri, dagli Ódomanti, ma massimamente dai Satri, erano usufruttate.

113. Dopo avere, dunque, il re persiano attraversati anche i Peoni, i Doberi e i Peopli, a settentrione del monte Pangeo, egli piegò ad occidente, sempre procedendo infìno a clie non ebbe raggiunte le rive dello Strimene, e la città di Eione, dove già governava quel Boge di cui ho parlato pur dianzi. E tutto questo paese, che si allarga intorno al Pangeo, ha il nome di Filli, arrivando orientalmente fino al fiume Angitc, confluente dello Strimone, e dalla parte di mezzogiorno, fino allo Strimone stesso. Al quale i Magi offerirono il sanguinoso sagrificio di non so quanti cavalli bianchi.

114. E compite queste e molte altre celebrazioni in

j