L’idea si perde qual impressa cifra,
Sulle mobili arene al mare in riva. 100Torna il riso sul labbro, in sen ribolle.
La sopita follìa, sebben di pianto
È molle il ciglie ancor. Pel fido amie»
Fréddi siam come quel, che in se lo serra,
Angusto sasso, e del suo fato i segni 105Già scordati da noi, per esso alfine
Siam qual gregge, che pasce all’urna appresso
Le pingui erbette, e ne solleva, e sparge
Col vagante suo pie l’arida polve •
Curvi annosi compagni, è sorda ancora 110Vostr’alma al tuon, che romoreggia, e freme
Dalle tombe fetali? Ancor non basta
A destarvi di morte il ferro atroce,
Che sempre di color, che a voi far cari,
Sulla fronte senil balena, e stride? 115E ben, siate voi stessi all’alme vostre
Lo spavento maggior. In voi leggete,
Ambulanti sepolcri: io corro a morte.
Lorenzo, a te la gioventù ridente
Non è scudo che basti. I colpi suoi 120Non misura la morte. Attento, e fermo
Ogni moto, ogni oggetto odi, ed osserva.
Veglia pien di vigor, elmo, e corazza
Vesti costante, e sulla lancia il fianco
Non s’adagi un momento. Un sonno infido 125Potria coglierti forse, e farti preda;
Di sì fiero nemico. Oh quanti àdesso,
Quanti, che furo al cominciar dell’anno
Spettacolo fastoso al mondo intero,
11 cui nome tuttora empie la Terra, 130Dprmono a questa in seno! E donde puote
Nascer tua sicurezza? Ha forse tregua:
Col germe uman bandito oggi la morto?
Di virtude sorell-a ella sospende
Forse la falce antica? Ah no che sempre 135Implacabil la ruota, ed i montali,
E le foglie non fia, che in questa sieno