Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/104

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78 sesta

215E di Grecia, e di Roma or sono un nome,
E la scienza di noi forma di quelli
Un misero epicedio. Ah morte, ah dove
Mi porta il mio pensier? Stridere io sento
Sovra i cardini lor le ferree porte
220Di quel tuo regno, ove degli astri il lume
TNTon giunge a penetrar. Ne’ vasti gerghi
Scende lo sguardo, e qnal di scettri, e d’ostri
Folla vede colà! Quante mine,
Che Tuna all’altra fa coperchio, e base!
225Quanti incensati Re sotto F infrante
Urne, credute già del veglio edace
Vincitrici superbe! E quante osservo
Arti sublimi, i cui vivaci allori,
La cui gloria passò! Qua) vasto io veggio
230Scorrer d’illustri etadi ordine antico!
Scorrono informi, e quai marosi inquieti
I fantasmi di quelle; un F altro incalza,
L’un nelF altro si perde, e in seno a quelle
Di varie genti, e numerose io miro
235Vortice tenebroso. A me davante
Passare io veggio abbandonate, e triste
L’ombre de’ morti eroi. Sembra che fc>i
Sieno a sprezzar quelF aura altera e vaiu r
Che li pasceva un dì. Lancian di volo
240Un guardo di pietà sovra i viventi,
Che si credono saggi, e quei, che ancora?
D’orgoglioso splendore empion la terra.
Qaal insolita, oh Dio! qual ombra immensa
Sovra F altre grandeggia, e in lenti giri
245Tacita il passo muove? Oimè, s’accresce;
Limite più non ha; più non resiste
U anima combattuta; il sangue mio
Arresta lo spavento, e panni».. Intendo.
D’un Mondo già distrutto è questa l’ampia,
250L’incomprensibil ombra. Umide canne
Cingono a lei la fronte; adagia il fianco
Mesta sull’urna sua; piange i % suoi regni