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VII. N O T T E.

L'Immortalità.

ARGOMENTO.


Descritti col più patetico, ed affettuoso stile i teneri suoi congedi colla sposa nelV atto del suo partirsi, passa il Poeta a trattare dell’immortalità dell’Anima. In questa lieta del pari che sicura speranza, è necessario, che trovi V uomo quel conforto, che cercherebbe indarno nel tenebroso regno degli affetti sensibili. Nell’eternità la speranza di’ ricongiunger si a coloro, che si amarono, è la più solida consolazione dì chi „ vedcsi rapir dàlia morte i suoi più cari

Lo strai vibrato alla mia sposa in seno
Dell’empia morte non sì ratto giunge
Come al caro Filandro, e meno a lei
Ah troppo fu, che alla mia figlia arara.
5Questo può consolarmi? Oh Diu! dell’alma
Quest’è il più fiero, il più crudel tormento*
Calmano i mali miei Tempie dimore J
Che la morte frappose: io la perdei
Più tardi f è ver; ma quel ritardò’ appunto
10Fé* the il mio duol quasi furor divenne.
Più restava al mio fianco, e assai più forte
Stringean tra loro i nostri cori il nodo;
E un puro amor don più soavi lacci
L’anime nostre incatenar sapea.
15Quando barbara man Tun dopo T altro
Questi lacci spezzò, gli acerbi, i lenti
Crudelissimi strazj in sen provai
Di quell’amaro passo, e sento ancora
La memoria fatai quanto mi costi.
20Moriva Elisa, ahimè! Per gradi anch’io