Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/133

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notte. 107

Nel quadro, che il pensier segna, e colora!
Questo pensier sovente in due divida:
530Èsseri l’uom, de 1 quai l 1 un già si trova
Neiriinniortal soggiorno, e quei, che resta
Sulla terra tuttor regge, e consolala
silenzio ascoltiani d’entrambi i detti
Nel profonda del cor j noi stessi essendo
535Quei che sciolgo» le voci, e noi l’oggetto*
Uè’ portentosi lor segreti accenti»
E non ti senti in sen, Lorenzo, ancora
Destar nobile orgoglio a tai riflessi l
Noi raffrenar > eli 1 è giusto, e non mostrarti
540U 111 il tu: dei> quando esser dei superbo
Abbastanzanon può’ l’uomo giammai
Sprezzar se stesso, e per se stesso in petto
Stima sentir che basti* Il grande arcano
E che l’uom non s-inganni, e giusta sia
545E la stima, e il disprezzo. Ah sì, ti renda
La tuà, virtude altero, e ardito vanta
L’alma che chiudi in sen. Chi v’ha sul globo
Che del pensiero il bel piacer pareggi?
Regi, Imperi, e che mai da voi si puote
550Vantar del rango luminoso a fronte
D’un 1 anima immortai, che tutta apprende
La sua grandezza l’che se stessa vede,
Che se rispetta,, e di goder capace
E quel piacer,, che sempre in se ritrovai
555Eppur di sue follìe servo il mortale,.
In questo infido suolo i voti suoi
Immerge, e lissa: sotto polve impura.
Senza riqiorso un’infinita speme
Asconde * chiude, ed in un breve istante
560Di pochi lustri-m sul vagir distragga
L’alma nata a goder, a viver sempre.
E prigionier, che il torbido elemento
Della terra circonda; incauto amante
E del carcere suo, ite! sozzo fango
565Si rivolge contento, e fatto vile l’
Della miseria sua sol si compiace r