Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/173

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NOTTE. 147

V Evernitade, ed il pensier mi togli*
Vtil questo non è, se pur degg’io
Vegetare, e morir. Inutil dono l’’< >
E’ quest’alma per me, c?te in se ragiona, Se
145per render più acerbi i mali miei,
’Se perchè tutto il rio tenor vedessi
D’ogni sventuru mia, d’ogni tormento
Prodigo tu ne fosti, e in faccia a morte
Dovessi palpitar; che dono ingrato! ’ S
150Se dal placido nulla un dì mi trasse
Il braccio tuo, perchè la vita appunto 1
Fosse la pena mia, perchè confuso
Non mi lasciasti insiem co’ varj, e tanti
Esseri, ch’esser ponno, e mai sar anno?
155Perchè voler ch’io nasca, e un altro insetto
Non creare tri mia vece? E poi per una
Barbara preferenza a me dell’alma
Concedi il ricco don, sol perch’io soffra,
PercV io possa morir la vita accordi?
160Ma se la tua felicità dell’uomo
I tormenti potean render più bella $
Perchè insultarvi ancor? Qual prò sul nostre
Capo tener sospeso un del di stelle,
E sì ricco formar splendido albergo
165Per chi di pianto > e di dolor si pasce?
Nè vago, e inèìem fecondo il suol rendesti.
Che per mirar sulV erbe molli, e i fiori
V uomo dal lento ed instancabil morso
Della noja consunto, o per un bene,
170Che mai gustar potrà, struggersi in vano?
Alle lucide sfere il moto impresse V>
II tuo cenno, perchè dal lor viaggio
ledesse l’uom qual de’ suoi mali il corso
Fosse senza temvr d’errore, e lutti
175Del suo penar gl’istanti avesse in faccia?
Ahimè! Che un tristo, e miserabil tetto
Per sì misero fato era migliore.
Era minor sventura esser sepolti
In profonde caverne, in antri oscuri;