Un atto generoso, il denso velo
Squarcia dell’ignorante, il riso rendi 370Ad un labbro infelice, essere ardisci
Intrepido censor del fido amico,
Ed al nemico tuo doni dispensa.
. Ovver sull’ali dell’amor t’innalza ’ r
A contemplar delle create còse 375Il fonte, e’1 tuo pensier si fermi in Dio.
Allora il tetro umor fia, che si sciolga,
L’alma al piacere, ed ail’ufficio usato
. Fia che ritórni, e non dorrai da folle
Attingere il piacer in quella tazza 1 ’ 380Colma di vifo bassareo liquore,
O nel suono, che fan musiche corde:
E in pace soffrirai, che più non vanti
La tua vigna una fronda, o la tua cetra
In più parti divisa al suol rimanga, i 385Forse dirai ch’ò troppo trista via ’
Per giungere al piacer quella ch’io mostro. ’
Ma il primo raggio, ehe dal Sole al ciglio
Giunge, gradito senso in noi risveglia? ’
Ogni oggetto, che grande a’ sensi nostri 390Offre il piacer, con doloroso colpcrNel
primo istante questi sensi offende
Nón compra il peregrin dalla fatica ’
Il dolce suo riposo? All’uomo il bene
Vende il Ciel, non la dona, e sol dall’uomo 395Per ragion di conquista il ben si gode .
Dunque si fissi ornai, ch’è de’ mortali
Sommo bene il piacer: ma ognuno apprenda
A distinguer tra loro il falso, e il vero .
Il vero è quél, che la ragione approva; 400E quel piacer, di cui virtude è madre,
Cresce in goderne * e vincitor del tempo,
Sino all’ultimo dì dell’uom canuto V
Al fianco resta; e tutto il suo splendore
Volgendo all’avvenir, l’ombre di morte 405Scioglie, e mostrarsi in faccia a lui non sanno»
L’eternità, simile al Sol già sceso