Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/264

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238 DECIMAOTTAVA

Influissero entrambi, e che dell’uomo
La natura ad entrambi unita fosse .
Nelle pugne, che sempre in questo, esilio
140Presenta ài corpo all’alma, o questa, o quello
Senza ferire nel pugnar non resta,
li se l’uri dee soffrir, forse non sembra
Giusto, che vinto sia chi meno è illustre,
Chi men sente il dolor? Ma questi è ’il -corpo
145L’alma spaziando va ne’ tempi andati-,
JVelP avvenir s’inoltra, e vuol tributo
Da 1 secoli già corsi, e dal futuro.
Vasti così $ono i piaceri suoi, f *,
Quanto è vasta natura, è vasto il tempo*;
150E il diletto, che gode, assai più dolce,
Pivi toccante è di quel che il corpo alletta
Ma quanto ancor più gravi i suoi tormenti
Sondi quelli de’ sensi! A te palese ’:
Faccia quanto crudel lo strazio sia,
155Che dalle -colpe sue l’anima soffre,
La nodosa podagra; e -se sull’alma
Impero avesse la mondana Astrea,
Ed in quella punir potesse i rei;
✓ I supplizj, che adopra, in alto obblió
160Porrebbe, e frante le dentate ruote
Sarieno, «tolti i palchi suoi funesti
L’anima adunque con gelosa cura
Difendi, e guidi poi la sorte il resto %
Chiamo estinto colui, che solo ha vita
165Perchè vive ha le membra, e vivo io dico
Chka ben conoscer Se medesmo apprende,
Per saper ben amarsi, e guerra eterna
Non aver con se stesso. È 1- aom composto
Di due sostanze varie, e varie queste
170Hanno sempre il pendio. Ama virtude
L’anima, * nel mirarne il bel s’accende.
Questa virtù qual sua nemica il corpo
Mira costante, ed idolatra il vizio.
Crede che la modestia il faccia vile,
175Lo spogli Astrea, l’impoverisca il vero,