Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/279

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NOTTE. 253

Da quell’altezza, ov* animosa giunse *
All’ampio giro già da lei segnato,
50Ed ove rara ancor l’orgia s’incontra.
La saviezza le accenna esser per lei
D’uopo frenare il voi; ch’ornai s’appressa
L’ultimo suo riposo, e quello spazio,
Che a percorrer le resta, è troppo vasto
55Per sia stanco vigor: tanto sublime: E
quel voi che spiegò: ma si consola,
Ma le piace mirar di sue fatiche
Il termine vicino, e del momento *
S’occupa, in cui godrà calma e riposo.
60Così colui, che da stanchezza oppresso,
Anelante, e curvando il sen per trarre
Men difficil respiro, appena pose
Il piè sul dorso di non erto colle,
S’arresta, e stende a se d’intorno il guardo,
65Abbracciando col ciglio ampia catena
E di piani, e di valli, e di foreste,
Che tutto traversò: d’altro viaggio
Brama non ha: del suo costante albergo
S’occupa: il cor lo chiede, e la distanza,
70Che da quel lo divide, a lui più caro
Lo rende, e avviva il naturai desio,
Che nudre di vedersi in queilo accolto»
Di non partirne a se medesmo giura,
E chiudervi promette i lumi in pace.
75Ah troppo io vissi al mio dolore in braccio
Sempre ostinato, e troppo già stancai
Co’ colpevoli miei gemiti il cielo.
È cangiato il mio core, appresi al finer
A tacere, a soffrir: appresi ancora
80Ad esser lieto in m&zzo a* iriiei tormenti .
Musa, altro canto intuona: io voglio, adesso,
Che a compensar le tue flebili voci
Vengan più dolci e consolanti accenti. "
Ma se vecchiezza ogni vigor sui tolse,
85S’ogni passione’ in me già rese estinta,
Se del viver presente or più non gode