290Ma quando un tal piacer dalla fortuna
Si ripete, o dall’uom, con lei si cangia,
E come appunto l’uom sorge, e tramonta.
Ah se de’ miei desiri a giusta lance,
Pria di legarmi a lor, posto gli oggetti 295Avessi, oh quanto più scevro sarei
Di rimorso, di duolo, e d’amarezza!
Oh morte! A te, che le create cose
Possiedi, al nulla i più famosi Imperi
Ridur s’aspetta, e tor la luce agli astri. 300Tu sol globo non dei l’astro più bello
Che per poco soffrir. Verrà l’istante,
Che dal trono, in cui splende, a notte in seno
L’aurato Sol precipitar farai
E contenta tu dunque esser non puoi 305Di vittime sì grandi? E perchè adesso
Un atomo di mira il tuo furore
Prende, e me sceglie ad isfogar sua possa?
Non bastava per te ch’un de’ tuoi strali
Colto m’avesse? E perchè il terzo ancora 310Empia vibrarmi? Ah con tre colpi orrendi
M’hai lacerato il cor pria che tre volte
Di tutto il suo splendore in Ciel si fosse
Adorna Cintia. Invan del tempo il volo
Ore novelle apporta, invano io cangio 315Ordine, e loco. Ogni piacer sen fugge
Da quest’alma per sempre, a’ miei riflessi
Più non s’unisce, e questi acerbo strazio
Fan del povero cor. Del mio riposo
Nemico il mio pensiero in ogni istante 320Mi tormenta, m’affligge, e della notte
Le tenebre, la calma in suo vantaggio
Derivando il crudel, seco mi porta
Nel passato ove mostra a me un sollievo.
Sconsigliato! Ne’ cupi ermi recessi 325Seco men vo dei trapassati tempi:
Ma, qual empio sicario, in quelli appunto
Ei mi tradisce, e mi trafigge il seno.
Colà di nuovo il mio pensier mi guida