Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/36

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10 PRIMA

U’ furo i miei diletti, e trovo, oh Dio,
330Solo un vasto deserto, in cui di quelli
L’ombre restano ancor per mio tormento.
De’ miei prim’anni le perdute io piango.
Ricchezze: io gemo sugli sparsi avanzi
Di mie felicità. Tutti gli oggetti,
335Che incantato m’avean, tutti quei beni
Sì cari un dì, che all’alma mia formaro
Estasi di piacer, mi fanno adesso
Di spavento tremar. Ciascun passato
Piacer m’immerge acuto dardo in petto.
     340Ma... Dolermi? Perchè? Perchè me solo
Compianger? Per me sol forse risplende
La gran lampa del Mondo, e sono io forse
L’unico sfortunato? Ah! ch’io mi lagno
D’un destino comune a mille a mille.
345Sotto forme diverse ogni mortale
Della Madre il dolor sempre divide.
È la pena un sicuro ampio retaggio,
Che la donna tramanda a tutti i suoi
Figli insiem colla vita. Ohimè! Qual folla
350Di flagelli diversi il Mondo opprime!
Peste, Fame, Vulcani, Incendj, e Guerre,
Fieri Nembi, Discordie, e rei Tiranni
L’umana specie straziano a vicenda,
La distruggono insieme. Or vede il Mondo
355Uomini, che di luce affatto privi,
Stando sepolti alle miniere in seno,
Scordan esservi il Sol. Esseri io veggio
Immortali sul mar, che in grembo a lui,
Come il signor, che l’incatena al remo,
360Vivon colle tempeste in fiera lotta,
Sempre soffron del mar gli sdegni, e l’ire,
E il lor profitto a disperar li porta.
Altri, sol per servir Regi inclementi,
Mutilati in battaglia, oggi sen vanno
365Pe’ Regni, che salvato ha il lor coraggio,
E pregando, e porgendo il solo braccio,
Che resta loro, a mendicar del pane.