Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/79

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notte 53

Cqrri, ludi, vaneggi, almen da’ miei
Disastri apprendi: più modesto, e saggio
L’altrui fato ti renda, e cessa ornai
Di fidarti alla terra, al mondo infido.
Ogni suo ben, più fral di mobil canna,
Sempre armato è di punta acerba e fiera,
Cbe immerge in petto allor che fugge, e gronda
Poscia a rivi dal cor vivido sangue.
Ah cruda rimembranza, oh Dio! che vuoi?
Fuggi da me, deh fuggi... Ah! vani sono
Tutti gli sforzi miei. No, la mia figlia,
No, Narcisa obbliar non posso: è troppo
La bella immago in questo seno impressa.
Quando si vuol da noi tetro fantasma
Spinger lungi, s 1 irrita, e truce in volto
Di tutti i mali nostri orrido cerchio
’ Si fa, ci assale, ci calpesta, e strazia.
Oh Narcisa, o mia figlia! Estinta appena
Degli anni in sull’April, quando la face
Scuoteva il biondo e vago Imene, quando
V instabil Dea nel tuo leggiadro amante
Di tutti i doni suoi forse il più grato
Ti porgeva ridente, ed ebbra Palma
Era in te di piacer! Quando i mortali,
Sempre ingannati, in te d’ogni altra amante
 Vedean la più felice, allor la bella
Spoglia, che ti vestla, fredda si resta "
In terreno stranie*. La tua sì fiera
Sorte, ah sorte crudeli trasse dal ciglio
Di que’ barbari il piantò, e allor che a forza
• Da lor volea natura e pianto, e duolo,
Eran forse più miti? Ah no, che fieri
Negar la tomba alla mia figlia, e poca ’
Polve con altra unir delitto enorme
Voller che fosse • Oh di barbarie esempio
Non più veduto ancor! Che far potea,
A ehi volgermi, e dove amica mano
Trovare allor? Con un pietoso inganno
L’urna seppi trovar; ma di Narcisa