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VI. N O T T E.

La Dimenticanza della Morte.

ARGOMENTO.


Questa dimenticanza è la sorgente di tutte le depravazioni, disordini, * mali, che tormentano la vita. La tenera idea di Narciso estinta, richiamandone al Poeta la memoria, lo eccita a descrivere col più nobile entusiasmo quali, e quante sieno le inondane circostanze, che ci ricordano la brevità dei nostri giorni, anche nostro malgrado. Non l’uomo solo, ma tutto ciò che è nel mondo, è soggetto a finire* La terra aspetta la tremenda voce del suo Creatore, per essere anch’essa consunta.

Pura qual del mattin fresca rugiada
Fosti, amabil Narcisa. Il tuo splendore
Coir aurora disparve, e appena il Sole
Feria de 1 monti le pendici eccelse,
5Coir aurora tu festi in ciel ritorno.
Da te, mia figlia, il genitor cadente
Apprende il vero 5 e si serbata al tuo
Acerbo fato, alla tua fresca etade
La gloria d’erudirmi. Il tempo asperse
10Già questo erin di neve, eppur superba
Ergo la fronte mia. D’altri Ja morte
Tutto m’ingombra, e la profonda fossa,
Che già preme il mio piè, non veggio ancora?
Qual lorde macchie ai genitori in fronte
15Leggono i figli, e quanto insano e cieco
E l’uom canuto, che sconvolte in mente
Idee volgendo, e guasti semi in cuore,
La calda gioventù Fampogna e morde!
Men saggia è in noi l’età, che il viver chiude,