Pagina:Delle scoperte fatte nella luna del dottor Giovanni Herschel.djvu/17

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Se il governo inglese sia rimasto nel dubbio circa le scoperte previste da Herschel, o se egli abbia voluto coprirle d’un velo insinchè fossero state atte ad illustrare la nazione, fra cui erano avvenute, è tal quislione, che non si può risolvere se non per congetture; certo è però che i Reali Patroni del celebre Astronomo ingiunsero a lui, come ai suoi amici, il più profondo silenzio, sino a che ei fosse stato in grado di comunicare officialmente i risultamenti delle sue grandi esperienze. Epperò non pervenne giammai alcuna contezza nè di lui, nè della sua spedizione sino al presente; se non che, or ha alcuni anni, i giornali scientifici tedeschi riferivano, che sir John Herschel avesse scritto dal Capo di Buona Speranza all’Astronomo Reale di Vienna, per informarlo, che la terribile Cometa, annunciata per l’anno 1835, la quale dovea accostarsi siffattamente al nostro globo, che avremmo potuto udire il romorio de’ suoi fuochi, avea cangiata direzione, e che non solo ella non avrebbe dato un diverso moto alla terra, ma che non pure avrebbe scosso un crine della sua coda sul nostro suolo.

Imbarazzati nel comprendere a quale autorità egli appoggiasse una sì ardita dichiarazione, i dotti europei, che non erano iniziati ai secreti di lui, risguardarono il suo ajournement, siccome egli chiamava la sua scoperta, con incredulo disprezzo, e continuarono a spaventare il pubblico colle prime loro predizioni.

Erano le nove ore e mezzo incirca della notte del 10 gennajo del 1835, e la Luna posava nel quarto giorno di sua minor librazione, quando l’Astronomo ordinò il suo instrumento in guisa ad osservare dalla parte d’Est la Luna. L’immensa potenza del suo telescopio fu posta in opra tutta intera, mentre il microscopio non venne usato, che per la metà di sua forza.

All’alzar della cortina del microscopio il campo della vista apparve coperto per tutta la sua estesa dall’immagine vivissima, e distintissima d’una roccia di basalto, il cui colore era di bruno verdiccio, e la di cui dimensione, giusta lo spazio occupato sull’obbiettivo, rispondeva esattamente a 18 pollici. La massa osservata non avea frattura, ma dopo alcuni secondi si apparò una stiva inclinata, composta di cinque o sei colonne