Pagina:Delle scoperte fatte nella luna del dottor Giovanni Herschel.djvu/18

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di forma ottagonale, e simili nell’aspetto a quelle delle rocce basaltiche di Astaffa. Quella stiva inclinata era coperta abbondevolmente da un fior rosso carico, precisamente simile, dice il dottor Grant, al papaver rhoeas, od al papavero rosso de’ nostri campi da grano sublunari. Quel papavero fu la prima produzione organica apparsa ad uman sguardo, in un mondo straniero.

La celerità d’ascensione della Luna, o per meglio dire della roteazione della terra, siccome pressochè uguale a 500 metri per secondo, avrebbe al certo vietata l’osservazione di siffatti oggetti, se una tale difficoltà non fosse stata prevenuta col mezzo dell’ammirabile meccanismo, che dirige costantemente, sotto la direzione del quarto del cerchio, l’altezza obbligata della lente; epperò l’operazione riusciva così esatta che gli osservatori poterono rilevare sul campo di vista l’oggetto quanto tempo loro piacesse; non vi posero mente in quell’istante; che quella prova di vegetazione lunare aveva eccitata la loro curiosità, troppo perchè non vi si soffermassero. Era certo che la Luna possedeva un atmosfera simile alla nostra, atta a mantenere la vita organica, e probabilmente la vita animale. La roccia basaltica proseguiva a passare sul campo di vista, e copriva ancora tre corde consecutive del cerchio, allorchè apparve un pendio verdeggiante di mirabile bellezza. Egli occupava due corde di più della roccia basaltica. Quel pendìo era preceduto da un’altra massa, che aveva a un dipresso la medesima altezza della prima. Qual non fu la nostra sorpresa allo scorgere sulle sue falde una selva lunare! « Gli alberi, così il dottor Grant, durante lo spazio di dieci minuti apparvero sempre d’una stessa sorta, ma ella non somigliava ad alcuna di quelle da me vedute, se non vuolsene eccettuare pertanto la più grande specie di cipressi dei cimiteri d’Inghilterra. Questa pare somigliarle per alcuni lati ».

Veniva dietro una terra coperta d’erba minuta e folta, che misurata da un cerchio dipinto nel nostro specchio equivaleva a quarantanove piedi; ora quarantanove piedi corrispondono a mezza lega di larghezza. Quindi apparve un’altra selva pur vasta, i di cui alberi, senza alcun dubbio, parevano abeti sì stupendi