Pagina:Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse.djvu/356

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giusto criterio che debbe poi decidere la direzione definitiva da darsi ad un progetto di massima. E tutti sanno del pari; che una accurata operazione geodetica preventivamente fatta, soventi volte dimostra non esistente o minimo l’ostacolo là dove forse esso più grave temevasi, o ne fa, all’opposto, scuoprire alcuno gravissimo là dove neppur sognavasi d’incontrarlo.

Ciò che possiamo affermare fin d’ora, forse con maggior sicurezza, si è la verità dell’allegata nessuna convenienza della linea indicata da Siena a Roma; imperciocché le difficoltà gravissime di essa appaiono alla sola ispezione della carta corografica tali quale le descrisse il San Fermo. D’un’altra direzione ancora da Firenze a Roma questi non parlava, forse perchè non potea essa soccorrere alla mente di lui, sebbene l’attiva speculazione de’ Livornesi, come già vedemmo al capitolo 4.°, abbia saputo idearla ed anche ottenerla approvata. Noi vogliamo parlare della linea che da Livorno, condotta a Grosseto per le Maremme, protratta poi, o verso Civitavecchia lungo il mare, o più direttamente verso Roma a dirittura, condurrebbe alla Città Santa.

Dopo il già detto al capitolo 4.° intorno a questa strada, la quale passerebbe in luoghi malsani e spopolati, crediamo inutile tornare su quest’argomento per nuovamente dimostrarne la nessunissima convenienza; sicché pendiamo poter prescindere da ogni ulterior discorso al proposito.

Delle tre direzioni adunque conducenti da Firenze a Roma per Perugia, per Siena, o per le Maremme, anche prima di far per esse il menomo studio geodetico sui luoghi, sembra potersi conchiudere essere probabile che la prima debba per ogni rispetto prevalere, perchè essa è la più facile e la più economica, come anche la più breve e la più produttiva pel maggior numero che avrebbe d’avventori, laonde è probabile ch’essa non presenterebbe gli ostacoli gravissimi delle altre due.

Quanto alla terza linea da Roma a Civitavecchia, riferiamo pure le idee del già citato cavaliere San Fermo, che vedonsi scritte alla pag. 20 del suo opuscolo.