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asticelle verticali alte 13 cent., una delle quali conserva tuttavia e l’altra si conosce aveva, parimente nella cima, un pomello elittico d’ambra di più pezzi. Sotto gli angoli di questo ordigno sono incavigliate e formano piede due specie di molle a linee serpeggianti, alte 8 cent.
Fra tutti questi bronzi solo un grosso frammento di ferro ossidato.
V’erano 33 piccole vertebre riunite, le quali dal ch. mio amico prof. cav. Capellini e dal ch. prof. Canestrini furono determinate appartenere alla porzione anteriore della colonna dorsale di giovine luccio {Exos Lucius, Linn.) e non di razza (Raja) come prima era stato creduto.
Poco discosto dalle ceneri stavano gli altri oggetti molto diligentemente riuniti ed ammucchiati nel minore spazio possibile: ma disgraziatamente v’era alquanto di ferro, il cui ossido aveva quasi ridotti un sol masso tutti gli oggetti e molto danneggiatili.
Sovrastava a tutti un’elegante secespita di bronzo a lama serpeggiante, forse adoperata o a sgozzare le vittime o a reciderne il ciuffo secondo che si apprende da Omero1. Gli altri oggetti erano:
Metà d’uno strumento lunato di bronzo, sottile e tagliente nella parte convessa, che nei ritrovamenti di Villanova e per le ragioni allora esposte2 congetturai potesse essere la novacula, ossia il curvo rasoio degli antichi.
Una palettina di bronzo di foggia simile, ma più semplice, della precedente, distorta e rotta in due in antico.
Altro di quelli supposti, ma che certo non sono, fusi.
Molti chiodi di bronzo, come spesso n’hanno le tombe antiche, di varie forme e misure: due notevoli per largo cappello e borchia centrale.