Vai al contenuto

Pagina:Diario del principe Agostino Chigi Albani I.djvu/17

Da Wikisource.

Lo Stato Romano all’alba del secolo XIX.


In mezzo alle cruenti battaglie, alle repentine cadute di troni ed alle feroci e sanguinose repressioni era tramontato il secolo XVIII, lasciando ai futuri un pesante retaggio di odio, un triste passato da liquidare. La repubblica romana, proclamata dalle truppe rivoluzionarie di Francia, era stata soffocata nel sangue ed i patrioti, all’apparire delle truppe dell’abborrito Borbone, erano stati costretti ad esulare sfiduciati e col cuore nelle lagrime, mentre l’antico Stato della Chiesa veniva taglieggiato e corso dalle milizie austriache e napoletane.

I cristianissimi eserciti, approfittando della lunga vacanza della Sede Pontificia, avevano occupato militarmente, sulla fine del 1799 e sul principio del 1800, tutte le terre di questa, inaugurando dovunque una ferocissima reazione; protestavano a parole nei loro bugiardi proclami di rioccupare le terre in nome della Chiesa, ma coi fatti lasciavano facilmente intravvedere che intendevano impossessarsene definitivamente in nome proprio.

La corte di Vienna, che da tempo mirava alle Legazioni, non lasciò intentata alcuna via per riuscire nel suo scopo: essa, nel protrarsi del Conclave di Venezia per la morte di Pio VI, vide il momento opportuno per consolidare la sua occupazione in queste regioni ed adoperò quindi ogni mezzo affinchè il Conclave si prolungasse indefinitamente. I suoi disegni restarono è vero sventati coll’elezione del Chiaramonti, avvenuta nel 4 marzo del 1800, ma ancora non volle darsi per vinta. Il