Pagina:Diario del principe Agostino Chigi Albani I.djvu/65

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quant’impegno egli si mettesse all’opera e come bene riuscisse nel suo intento noi stessi possiamo giudicare; ma quant’amarezze e quante afflizioni non gli procurò quell’impresa! I lavori procederono in principio speditamente, già si parlava della probabilità d’inaugurarlo nell’imminente stagione del Carnevale, e la Commissione Governativa, a bella posta nominata, aveva riferito favorevolmente; ma la cosa procedè in modo ben diverso.

La notte del 6 novembre una disgrazia venne impreveduta ad intorbidare i rosei sogni: un’antica volta cadde precipitosamente, traendo seco nella rovina alcuni muratori che vi lavoravano; gl’infelici furono raccolti ben presto e salvati dalla morte, ma uno di essi ebbe a perdere ambedue le gambe. Putroppo però questo non era che il preludio.

La mattina del 17 novembre, mentre l’illustre architetto Valadier s’indugiava, osservando la nuova fabbrica, notò in uno degli archi del palcoscenico di nuova costruzione una piccola lesione; col cuore in sussulto corse dal Marchese Capranica, fece chiamare il Camporese, addetto alla sorveglianza dei lavori, narrò loro la scoperta e d’accordo si concertò di rafforzare l’arco pericolante con puntelli, ciò che venne fatto senza indugio. Invano però s’era corso al riparo, poiché nella notte del 18 l’arco precipitò irreparabilmente. «Nella notte scorsa, scrive il nostro Diarista il giorno dopo, è caduto un arco del palcoscenico del Teatro Valle (che si sta per finire di costruire) e ha portato seco nella rovina un’appartamento del Palazzo Capranica che si era voluto lasciare in piedi, facendolo sostenere dall’arco medesimo. Da qualche giorno s’erano veduti indizi di quella rovina e finalmente ieri era stata puntellata la parte che minacciava, ma la puntellatura non è stata sufficiente. L’architetto Valadier viene generalmente accusato per aver appoggiato quest’arco da una parte ad un muro vecchio e debolissimo. Cosi è rimasta disgraziatamente decisa la questione che pendeva sub judice sul potersi o non potersi far agire il teatro stesso nel prossimo Carnevale».

Il proprietario mosse lite al Valadier pei danni e tanto grande fu il clamore, dagli emuli innalzato contro l’architetto, che egli stesso dovè rispondere ai suoi denigratori con un’apo-