Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu/638

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Quindi si ricusò di prestar il suo esemplare, potendo, da un momento all’altro, esser chiamato ad esibirlo in prova di non aver tradito l’ordine avuto.


16. — Nella notte precedente ai 14, si affissero per la città proclami del sedicente Comitato romano, che furono distaccati o lacerati dalla forza pubblica.

In essi si diceva che il Governo dei preti, avendo sempre sete di sangue, avrebbe giustiziato altri due fratelli. Tanto sangue doveva essere vendicato.

Altra minaccia, più esplicita, sarebbe stata fatta, direttamente alla Polizia, dallo stesso Comitato, dichiarandosi che, qualora fossero giustiziati Aiani e Luzzi si ucciderebbero (niente di meno) tutti i cardinali e prelati.

Intanto, nella stessa notte si fecero partire truppe di rinforzo ai confini temendosi qualche escursione garibaldina.

E si assicura essersi ripreso i lavori di fortificazioni interne.

Del resto, monsignor Procuratore dei poveri, che riferì al Papa la sentenza pronunziata dalla suprema Consulta, disse, confidenzialmente, che nulla vi era a sperare sulla di lui clemenza; che dopo le feste natalizie sarebbe andato l’appello, il cui risultato porterebbe la conferma delle sentenze stesse e quindi immediatamente l’esecuzione.

I cinque condannati alla galera perpetua sono:

Cesare Sterbini, d’anni 25,
Gaetano Goretti, id. 29,
Giuseppe Sabatucci, id. 41,
Paolo Carpinetti, id. 26,
Lodovico Talucci, id. 27.