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Pagina:Diego Sant'Ambrogio - Notizie e presunzioni preliminari intorno ad alcuni dei marmi milanesi di Desio, 1901.pdf/10

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rattere iconografico delle braccia denudate fin poco oltre il gomito e della testa avvolta da drappi pur lasciando scoperti il viso ed il collo, e presentino sopratutto nel loro insieme e nella grazia della posa qualcosa ancora delle buone opere del XVI secolo.

D’altra parte, che queste profetesse dei gentili che erano le Sibille trovassero in Milano il loro posto di preferenza nel tempio di Santa Maria in San Celso, appar facilmente spiegabile; ed anzi, come quattro sono i profeti maggiori raffigurati nella facciata di quel tempio, parrebbe che un tal numero avrebbe pure dovuto essere osservato per le Sibille che alcuni fanno salire fino al numero di nove, ma di cui le quattro più universalmente conosciute erano, oltre alla Cumana, che portò i libri delle vaticinazioni a re Tarquinio, e accompagnò il pio Enea agl’inferi, ed alla Frigia, che rese oracoli in Ancira, la Tiburtina e la Persica.

E si direbbe altresì che, sì l’una che l’altra delle due prime, non avrebbero dovuto essere ommesse fra le vergini che ebbero a predire ad Augusto la venuta del Messia, e poichè tali sono per l’appunto le due Sibille di Desio, verrebbero le medesime a compire egregiamente quel numero normale di quattro adottato nella facciata di S. Celso anche pei profeti, e si può quindi spingersi fino a pensare che si tratti di statue predisposte nei lavori originarii della fronte e poscia non usufruite o per qualsiasi causa rimosse o portate altrove.

E notisi che di rimozione e sostituzione di statue in quella tacciata si ha già un esempio in quanto s’è citato pel simulacro del santuario della Vergine, non senza avvertire che la supposizione che le belle Sibille di Desio provengano da San Celso trova la sua origine, oltrecchè nelle considerazioni testé esposte, nel carattere scultorio di quei due simulacri che sono ancora di buona scuola e nella reale importanza loro. Sibille e Profeti, tuttora visibili, non vi frescava anche Callisto Piazza nel 1580?

Riconoscesi, ad ogni modo, che si tratta solo di mere induzioni, e così mal si saprebbe spiegare se la dispersione di quelle due statue possa essere avvenuta nello stesso secolo XVI od ab-