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Pagina:Diego Sant'Ambrogio - Notizie e presunzioni preliminari intorno ad alcuni dei marmi milanesi di Desio, 1901.pdf/9

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Ma, tolto di mezzo il Duomo, non vi è che un tempio in Milano a cui le due statue in questione parrebbero riferirsi, ed è questo il Santuario di Santa Maria di San Celso, e la supposizione riesce tanto più avvalorata dal fatto inquantochè è per quell’edificio appunto e per statue precisamente di profeti e sibille che ebbe a prestare l’opera sua lo scultore che più d’ogni altro raggiunse fama e gloria nel tempio di Santa Maria di San Celso, e cioè Annibale Fontana.

Di questo insigne scultore che, nato in Milano nei 1540, venne a morte di soli 47 anni nel 1587, non è chi non conosca in quella chiesa la statua della Vergine coi due putti ai piedi del venerato sacrario del tempio, destinata dal Fontana ad essere collocata alla sommità della facciata, e che parve invece di tanta eccellenza da venir sostituita da altra e posta preferibilmente in ispecial venerazione nel luogo precitato, rimovendo da colà altra bella statua della Vergine dello Stoldo Lorenzi che vedesi oggidì sopra la porta d’accesso della navata sinistra.

Ma, ebbero rinomanza non minore e furono anzi agguagliate ai capolavori di Michelangelo le due Sibille che il Fontana adagiò con sommo garbo e leggiadria sui due timpani della porta maggiore del tempio, e raffiguranti le Sibille più celebrate, le quali tengono fra mano una tavoletta l’una e un filatterio l’altra, colla leggenda di NASCETVR CHRVSTVS IN BETHLEM ET ANVNCIABITVR IN NAZARETH la prima, e quella di ET GREMIVM VIRGINIS ERIT SALVS GENTIVM la seconda.

E la fama ch’egli acquistò fra i suoi contemporanei per siffatti lavori scultorii, tenuti allora per impareggiabili, fu tale da non sembrare ad alcuno esagerata la lode espressa dal letterato Giacomo Resta nel di lui epitaffio proprio di fronte all’altare della Vergine che il Fontana cioè: «vel marmorei stupente natura, in homines mutavit vel hominum simulacra» volle e seppe far spirare dai marmi!

Ora, per quanto di egregia fattura, non è il caso di pensare per le due Sibille di Desio ad opera condotta di mano di quel valente artefice, benchè quei due simulacri abbiano l’eguale ca-