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Pagina:Diego Sant'Ambrogio - Notizie e presunzioni preliminari intorno ad alcuni dei marmi milanesi di Desio, 1901.pdf/2

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344 varietà

una lunga zazzera, appar vestito di un lucco attillato alla persona che gli scende fino alle caviglie, ma con larghe maniche pendenti a metà delle braccia le quali tien divotamente levate e riunite in atto di preghiera. Mercè una cintura che gli cinge la vita tiene egli assicurata al fianco destro una larga daga a guisa di pugnale, e benchè non si vegga a’ suoi piedi il morione tradizionale, dà chiaro indizio di essere persona dedita all’arte della guerra.

Ciò vien confermato altresì dalle due figure di santi che veggonsi effigiati nei riparti minori laterali e che sono San Vittore a destra in cotta e maglia, dalla lunga barba e dai folti capelli, tenendo levato colla destra mano un vessillo a tre strisce e stringendo coll’altra l’elsa della spada, e San Giorgio a sinistra che, imbracciando lo scudo su cui sta la vittoriosa croce cittadina, ferisce a mezzo di una lunga lancia il drago che gli si avviticchia ardimentoso intorno alle gambe.

Per non lasciar dubbio al riguardo, i nomi di questi due santi leggonsi in bei caratteri gotici, manifestamente della prima metà del trecento, sull’orlo in alto della lapide come segue: S. Georgius, e S. Victor.

All’infuori di questi dati, nessun’altra indicazione che valga, come avvenne fortunatamente per l’arca del Bechaloe, a far identificare il tumulato, la cui figura scolpita di tondo o a foggia di lastra tombale poteva forse trovarsi un giorno al disopra dell’avello e andò da esso disgiunta e smarrita.

D’altra parte, il veder ora conservato quel troncale d’avello con altri marmi provenienti indubbiamente dalla vicina città di Milano, dà quasi la certezza materiale che anch’esso abbia una tale origine, e, quando pure si debba argomentare su mere induzioni, conviene in ogni modo non lasciare inesaurita la questione per l’interesse grandissimo che si connette per sè ad un nuovo disperso marmo di epoca remota.

Premettasi intanto che, oltre agli accenni epigrafici testè indicati del nome in caratteri gotici dei due santi, lo stile generale del lavoro scultorio è tale che pur ad occhi chiusi, per così dire, non si può andar errati nell’attribuire l’apparizione sua alla