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Pagina:Diego Sant'Ambrogio - Notizie e presunzioni preliminari intorno ad alcuni dei marmi milanesi di Desio, 1901.pdf/3

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varietà 345

prima metà del XIV secolo. Si hanno troppi e convincenti raffronti in Milano stessa con altre arche funebri di quell’epoca a Sant’Eustorgio, a San Marco e così via, per poter dubitarne menomamente.

Ora, fra le chiese che, tra le vicende dei tempi, disastrose in Milano per ogni sorta d’anticaglie, serbarono in qualche modo, se non intatto, ragguardevole però il patrimonio del passato per quel che concerne le arche e i monumenti funebri, vi hanno per l’appunto le due basiliche testè citate, e dalla seconda di esse e precisamente dall’antico chiostro dei morti della soppressa congregazione agostiniana, pervenne, non si sa come, alla patrizia famiglia dei nobili Cusani e fu da essi trasportato alla loro Villa di Desio passata poi ai Traversi e da questi suntuosamente riedificata nel 1844, il frontale d’avello del 1310 più sopra ricordato di Mirano di Bechaloe, che fu descritto per esteso nel citato fascicolo dell’Archivio Storico Lombardo.

Fortunatamente per entrambe queste chiese, diligenti cronisti, fra cui il Valeri, il Fusi, il Perochio, il Sitone, ci tramandarono notizie ed anzi in più d’un caso le iscrizioni stesse delle arche che andarono poi spostate o divennero irreperibili, cosicchè qualche elemento non dispregevole si ha già con esse per arguire se o meno si riferiscano a quei perduti cimeli i marmi, pur mancanti di iscrizioni, che tornano di mano in mano in luce.

Si è detto testè che i Cusani vennero in possesso di quei marmi sperperati, ora raccolti dal 1844 nella torre gotica di Desio, non si sa come, ma in realtà una ragione abbastanza plausibile dell’essersi quella stirpe patrizia resa proprietaria di quei marmi si ha nella circostanza che, come a Sant’Eustorgio, avevano essi una cappella di loro pertinenza anche nella chiesa di San Marco, trovandosi il loro suntuoso palazzo, edificato dal Ruggeri nella prima metà del XVIII secolo, di faccia quasi al palazzo di Brera ove viene usufruito oggidì pel Comando generale d’armata.

Delle due chiese anzidette però da cui poteva provenire quel frontale d’avello della prima metà del XIV secolo, va esclusa intanto quella di Sant’Eustorgio, inquantochè non si ha notizia di