M’hanno trafitto ed accorato il petto.
Alcun consolator sospiro e aspetto:
Ma nissun v’è, ch’a condolermi sorga,
Ovver conforto a le mie doglie porga. 10 Ancor in mia vivanda
Miser del fele e fervido veleno.
Quand’ebbi sete, diermi per bevanda
D’aceto il nappo pieno.
Sieno lor lacci le lor mense liete,
Gli agi e delizie una improvisa rete:
E gli occhi loro di caligo appanna
E’ lombi fa tremar, qual frale canna. 11 E sopra loro spandi
D’ira il torrente e d’accesi furori.
Del grave cruccio tuo quelli nefandi
Colgan gli eterni ardori.
Caggian diserti i lor alti palagi,
Voti di lor abitator malvagi:
Perchè da te l’afflitto perseguiro,
E’ percossi da tua mano ischerniro. 12 Lascia che colmin piena
Di colpe sopra colpe la misura:
Perchè renda poi lor condegna pena
L’offesa tua drittura.
N’ottengan mai di penitenza il dono,
N’appo ’l tuo tribunal grazia e perdono.
Cassati sien dal Libro de la vita,
Nè lor memoria sie fra’ giusti udita. 13 Sono afflitto e doglioso:
Ma del Signore m’ergerà sublime
L’omai propinquo scampo glorioso.
Con sacri canti e rime
Ad esso intonerò festive lodi,
Per sua gloria vantar in alti modi:
E più gli fie la mia canzon accetta,
Che di giovenco o bue vittima eletta.