5 Lungh’essi albergan in fronzuti tetti
Gli augei, snodando armoniosi accenti.
Tu dagli eterei tuoi alti ricetti
Su monti fai colar piogge repenti.
Onde il terren tu sazi con gli effetti
Di tua virtù, sì che gregge ed armenti,
V’hanno d’erba e di fien larga pastura,
E cibo e pan l’umana creatura. 6 Tu col vino de l’uom rallegri il core,
E con olio la faccia gli abbellisci.
E perchè la virtù stanca ristore,
Con l’almo pan lo sostenti e nudrisci.
Gli eccelsi alberi tuoi di fresco umore,
In monti e selve, liberal fornisci.
I cedri ancor, cresciuti sul Libáno,
Ch’altra cura non san che di tua mano. 7 Quivi s’annidan i pennati uccelli,
La cicogna ripara su gli abeti:
Erran pe’ monti i cavrioli snelli,
Han per casa i conigli antri segreti.
La luna a’ raggi inargentati e belli
Tu creasti, perchè mesi discreti
Distingua al mondo, e per te il Sol levante
Sa de l’Occaso il segno variante. 8 Se l’aria adombri col notturno velo,
Soglion sparse vagar bestie selvagge.
Pasto da te, ruggendo fin al cielo,
Braman i leoncelli per le piagge.
Al far del dì, con arricciato pelo,
Ciascun di lor in tana si ritragge:
E l’uom al suo lavor esce sicuro,
Fin che ’l giorno sen fugga al vespro oscuro. 9 O quanto sono eccelsi ed ammirandi
I tuo’ lavor, fatti col magistero
D’alto saver! tu beni in copia spandi
Dal ciel, e d’essi colmi il mondo intero.