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Pagina:Diodati - I Salmi di David, Daelli, 1864.djvu/235

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salmo cviii. 215

5          Da lavarmi è Moab caldaia vile,
     Gitterò sopra Edom i mie’ calzari:
     Farò de’ Filistei trionfi chiari,
     Ora che son da me sconfitti e vinti.
     Ma de la rocca ostile
     Chi dentro a’ forti cinti
     Per condurmi sarà mia scorta fida?
     E ch’in Edom la guida?
6          Tu sol, Signor, che già ne fusti irato,
     Nè più con nostre insegne uscivi in campo,
     Or di distretta ne concedi scampo,
     Che de’ mortali ogni soccorso è vano.
     Ma, se ne cingi il lato,
     Col tuo valor sovrano,
     Farem prodezze, e fien calcati e pesti
     Nostri nemici infesti.


SALMO CIX.

1          Signor, in cui tuttor mi pregio e vanto,
     Suggetto sol d’ogni mia laude e canto,
     L’orecchie non turarmi:
     Ma per risposta darmi
     Schiudi la bocca omai.
     Perch’a’ mie’ danni e guai
     L’empio e ’l fallace apron lor gole fiere,
     Con falsi modi ed arti lusinghiere.
2          M’hanno accerchiato e con rabbiose foci,
     Contra me sfogan lor rancori atroci:
     E mossermi tenzone,
     Senza merto o cagione.
     Per l’amor mio leale,
     Rendermi odio mortale;
     Per grazia, offesa; e mal, del bene invece:
     Ma ’l mio riparo fu la sola prece.