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62 i salmi di david

     De’ tuo’ fedeli, ove abitar ti godi
     E v’è solenne di lodarti usanza.
8          Non far contenti e lieti
     Di me color ch’a torto in odio m’hanno:
     Nè con moti faceti
     Lascia innasprir l’ingiuria che mi fanno.
     Però che schivan ragionar di pace:
     E ’l lor pensier fallace
     Contra l’alme quiete ognora trama
     Perfidie e ’nganni nuovi.
     Ora fie sboccan; che l’accesa brama
     Del nostro core rimirar ne giovi
9          Ciò t’è palese e noto,
     Caro Signor, or tua mercè non reste,
     Nè star da me remoto.
     Per ragion farmi omai le luci deste
     Ver me dischiudi, o Signor, e Dio mio:
     N’affondar in oblio
     Mia purità, ch’a ponderar rimetto
     A la tua lance uguale.
     Nè lasciar che di me giuoco e diletto
     Prenda ’l nimico, che m’infesta e assale.
10          Nè che s’alletti o sprone
     A darmi, acceso di speranze vane,
     Nuova crudel tenzone.
     E non dica: L’abbiam pur, come pane,
     A pezzi divorato ed inghiottito.
     Confuso sie e smarrito,
     Qualunque del mio mal gode o festeggia.
     Sie di vergogna avvolto
     Chi, trionfando sopra me, vaneggia:
     E ’nfamia e disonor gli adombri il volto.
11          Ma sciolti in gioia chiara
     Sien color, che la mia giusta equitade
     Pregian ed hanno cara,
     E congiunti mi son d’alma amistade.