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pra i mercati del mondo: che anzi il buon mercato del lavorìo inglese giunse a tal punto, che adesso le navi dell’Inghilterra caricano il cotone a Calcutta, lo trasportano a casa loro, dov’è filato e tessuto, e d’onde, riportano le stoffe a Calcutta, dove sono vendute a prezzo inferiore delle stoffe tessute in paese, malgrado l’immenso mare interposto, e la spesa del doppio viaggio: e così a poco a poco l’industria britannica soffoca e spegne col buon mercato l’indiana, ch’era pure antica come il mondo, e surta spontanea come un fatto naturale: ma l’arte prevalse alla natura: ora quanta non sarà la sproporzione dei prezzi, e la perdita conseguente dei capitali, ogni qual volta un’arte rozza trapiantata per forza di capriccio umano in mezzo ad un’avara natura, si pretende farla lottare contro un’arte perfetta e gigante, spuntata, quasi direi, dal suolo stesso che la nutrica, e per espressa volontà della natura, come una palma nel deserto: allora si hanno le famose tariffe doganali che proibiscono a centinaia di rubriche le manifatture straniere, o che proteggono con dazii doppii del valore primitivo della merce: allora si hanno questi assurdi economici, che una tonnellata di ferro che potrebbe valere 250 franchi tratta dall’Inghilterra o dal Belgio, si deve pagare 700 nel regno Lombardo-Veneto, costretto dall’Austria mediante le proibizioni a ricorrere alle ferriere germaniche.

La pazza cecità di tal sistema fu messa in evidenza nella seconda metà del secolo scorso per opera di Adamo Smith e dei nostri famosi Economisti; i teoremi della scienza rimasero, come suole avvenire, per molti anni confinati nel recinto delle scuole e nelle pagine dei libri condannati ad una lunga infecondità per opera dei sapienti politiconi, i quali solevano trattare come sogni tutte le nuove idee ch’essi non avevano o l’attitudine o la voglia di capire; ma finalmente i privati interessi se ne impadronirono, ed il commercio gridò anch’esso libertà! Questo grido in nessun luogo era tanto legittimo come in Germania, dove era appunto eccessiva la divisione del territorio: i