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sempre il pensiero quando va in traccia di esempi straordinari d’unità, la stessa Francia anche dopo il ferreo giogo di Luigi XI e di Richelieu che non perdonarono nè a tradimenti nè a crudeltà per conseguire il grande scopo della fusione nazionale, pure fino alle riforme di Turgot, o a dirittura fino alla grande rivoluzione del 1789 andò divisa in tante provincie quali erano la Bretagna, la Normandia, la Linguadoca, la Guascogna, la Borgogna, ed altre molte, aventi tutte una esistenza economica a parte.

Or vedete, o Signori, quanti mondi, o piuttosto quante nomadi economiche ci presentava la vecchia Europa: e tutte dovevano bastare a sè stesse, per la mancanza di permutazioni commerciali: e quand’anche non avessero dovuto, volevano: perchè il comperare dagli altri ciò che abbisogna a noi fu per un tempo lunghissimo, ed è ancora da molti che si credono dotti, denominato un pagamento di tributo allo straniero: e non è a dire con quanto studio di proibizioni e di doganieri s’impedisse ogni commercio tra gente e gente, anzi pure tra paese e paese. Sicchè ogni singola popolazione era forzata a produrre contro natura e contro buon senso, e contro il noto adagio non omnis fert omnia tellus, era, dico, forzata a produrre tutte le masse delle cose necessarie. Ora io non credo che mente umana possa immaginarsi l’orribile sciupo di capitali, le somme favolose sprecate che furono la necessaria conseguenza d’una così assurda posizione di cose durata per secoli. A porgerne una lontana idea basti un esempio. L’India ci si presenta sempre nelle storie come la terra delle manifatture: abitata da una popolazione densa, laboriosa, parca, paziente: la mano d’opera vi è a prezzo assai vile, ed il lavoro vi riesce perfettissimo; così che sino dai tempi di Augusto, Roma traeva dalle Indie le stoffe più fine è preziose, alle quali i preti davano il nome di vento tessuto (ventum textilem). Or bene; surta la grande potenza industriale inglese, trovato il carbon fossile ed il vapore, l’India non potè più sostenere la concorrenza so-